La Televisione

la grande tv italiana

Stasera a Rascel-city - 1959

Anno di produzione: 1959
Autori: G. Leoni e Renato Rascel
Regia: E. Macchi 
Conduzione: Renato Rascel, Tina De Mola, E. Calindri, M. Carotenuto, P. De Martino, L. Pavese, F. Tamantini, I. Bellini, Z. Incrocci, 5 Ciro's.
Data inizio: 14 dicembre 1958 (12 puntate)

DETTAGLI

"La vera “rivoluzione” il Piccoletto la medita invece nel 1959, quando per allietare la teleutenza di fine week-end comincia a scardinare i presupposti scenici con i quali si faceva fino a quel momento quel genere di programmi: non più paillettes, soubrettes avvenenti ed eredi del fine dicitore a presentare e colorire lo spettacolo, ma un gruppo di barboni rappezzati che si introducono sullo schermo per parlare dell'uguaglianza sociale delle classi e dimostrare che in fondo sono più capaci loro nel mestiere di intrattenimento che non i colleghi più sofisticati'. Dopo la prima puntata una simile idea si viene a scontrare con i dissapori di un'audience troppo ancorata alla tradizione che tempesta di lettere e telefonate di protesta i centralini dell'azienda. Ma Stasera a Rascel city va avanti dimostrando di non fare tendenza: basteranno le giustificazioni del protagonista, prima di ogni sigla di apertura, a sollecitare le casalinghe ad accettare questo nuovo modello, obbligandole ad assimilare anche la lungaggine del prodotto che, in maniera più strutturata, amplifica lo schema del precedente varietà rasceliano. Dopo le lamentazioni indignate dei telespettatori, Rascel si fa appoggiare in diretta dalla sua claque ed esibisce in rima le sue polemiche nei confronti della critica più spietata:

(Parlato) Buonasera a tutti...
Ma che fa signore?
Già va a telefonare che non le piace?
Aspetti un attimo...
(Canto) C'han detto che stracci e baracche in tv
a molti rimangono qui
ci han detto che piacciono molto di più
i frac e le piume d'asprit
per questo ho levato una toppa di qua
e c'ho tre lustrini di più
così son più allegro il pianino voilà
è lustro ed è tutto più su...
Non è la storia solita, oggi facciam content
quelli che vogliono ridere e non pensare a nient
I critici autorevoli ci han chiesto frizzi e lazz
li accontentiamo subito (torta in faccia n.dr.)

che ridere ragazz
Stasera lo spettacolo l'abbiam cambiato un po'
è un po' più eterogeneo, c'è pure il casinò
e turbini di femmine con abiti in paillettes
e cumuli di dollari puntati alla roulette
Non vi darem più scandalo, anzi cediamo il pass
alla banchieri anonimi, alla mafia, all'Italgas
Gli interpreti son pronti, son pronti tutti quant
e sono tutti allegri, champagne, spumant
Scusateci se insieme ci son anche dei barbon
ma anche signore con pellicce di vison
e musiche allegrissime che Canfora ci suon
e ambienti lussuosissimi con il termosifon
e tutte danze e canti per far una confusion
e cominciamo subito la quarta trasmission...

Certamente la satira è di tipo garbato e promette anzi un cambiamento, se non altro per accontentare e rabbonire il destinatario. Il fatto è che utilizzare lo strumento televisivo per esporre le proprie idee contro terzi non è un espediente accettato da una fascia di spettatori che vede in esso la detenzione del potere. Al momento, sono molti a schierarsi sulle difensive e a condannare pregiudizialmente il programma per le sue ambiziose premesse, primo fra tutti Achille Campanile che avrà uno scontro diretto col comico, diagnosticandogli di essersi bruciato un'intera carriera e accusandolo di essersi servito della TV per fatti personali: «Non so se la TV dia alla testa a quelli che appaiono sui teleschermi, o se si crei in costoro una specie di psicopatia o di ipersensibilità morbosa»'. La repentina risposta del comico – «Campanile è troppo incollato ai suoi vecchi lavori» - dimostra di non lasciarsi troppo suggestionare dai fatti:
Rascel è infatti convinto delle sue piccole ma significative innovazioni anche se si dispone al meglio per creare un compromesso con le volontà del pubblico, adeguando l'attualità di certi discorsi con scenette di stampo classico e proponendo, per ogni puntata, una parodia di tematiche o genere spettacolari che vanno "di moda". Lo spionaggio industriale, il gioco d'azzardo, il western, la mania del flipper, i comizi elettorali o i furti nelle abitazioni non sono che una minima parte degli sketches presenti nelle tredici puntate della trasmissione, e tutti alquanto innovativi se li associamo al repertorio più classico della rivista. Eppure esistono in questi delle limitazioni, derivanti dal margine di improvvisazione emotiva tipica delle riprese in diretta: in questo caso l'uso di poche telecamere e movimenti di macchina segue approssimativamente la recitazione del gruppo di attori, molto attenta soprattutto alla ristrettezza dei tempi. Non dimentichiamo, poi, che di scenette comiche ve ne sono parecchie lungo le due ore e poco più di trasmissione e gli interpreti devono memorizzare il testo proprio come se stessero recitando in un teatro.

Accanto al primattore vi è una schiera di personaggi provenienti dal suo antico entourage scenico e filmico: oltre alla ex moglie Tina De Mola ritroviamo infatti Ernesto Calindri, Luigi Pavese, Franca Tamantini, Memmo Carotenuto, Isa Bellini, Peppino De Martino, Enzo Garinei e Zoe Incrocci, mentre, dietro le quinte, ravvisiamo la presenza dello scenografo Pierluigi Pizzi, del regista Eros Macchi e del confermato autore Guido Leoni che per il nostro ha già firmato svariati copioni. Per ognuno dei barboni principali c'è uno spazio interpretativo non irrilevante, data la continua successione di coreografie, canzoni serie e comiche, gags simultanee, sketches medio-lunghi e partecipazioni sul finale intorno all'ospite d'onore, spesso intimo conoscente dello stesso Rascel. La parentesi conclusiva del programma è anche il momento forse più aspettato dall'utenza perché è grazie ad essa che si verificano degli interventi inediti e aneddotici rispetto alla prassi abitudinaria; tra i più significativi ricordiamo la versione lirica de Las castagnettas ad opera di Giulietta Simionato la caricatura di Raimondo Vianello fatta da Mario Soldati e, soprattutto, l'edizione in chiave seriosa de La bufera recitata da Vittorio Gassmann.

Strascichi del vecchio repertorio rasceliano continuano ad esserci, tuttavia, proprio all'interno di quelle macchiette che apparentemente si annunciano come novità: Il bramino indiano, Il samurai, L'indio, L'Apache o Il legionario non sono che rivisitazioni testuali di melodie iperconosciute”.
Solo in un'occasione, poi, è conservato il famoso omino con la palandrana che canta parole incomprensibili.

A parte queste "chicche” che appaiono per certi aspetti come meteore anacronistiche in una cornice ambientale molto sui generis, a lungo andare la trasmissione si conferma come un globale insuccesso, senza pregiudicare per questo la carriera televisiva del Piccoletto che comunque va avanti con altre numerose partecipazioni e progetti". Nel bene o nel male, cioè, il nome di Rascel è sempre sulla bocca di tutti, soprattutto per la grinta che ha dimostrato nel voler cambiare le carte in tavola al varietà televisivo.

E le ragioni della caduta di Stasera a Rascel city secondo Mino Guerrini sono intimamente legate a tali motivazioni. Punto per punto ecco che cosa infatti gli sembra non aver funzionato nel programma:
- il copione: la gente s'aspettava di ridere e invece non ha neppure sorriso a certe battute e situazioni di intonazione surrealista che sembravano la parte più sicura del testo.
- la recitazione: le commedie del venerdì e i romanzi sceneggiati hanno abituato il pubblico, anche quello dei piccoli centri di provincia, ad un certo tipo d'interpretazione assai differente da quella mimata, canticchiata e accennata, di Rascel.
- il lancio pubblicitario: la TV s'è impegnata in maniera troppo decisa nella presentazione di “Rascel City", parlandone come d'una creazione che fa respirare l'aria di Chaplin, di De Sica e di Zavattini, fino a creare fra i telespettatori un'attesa sproporzionata alla portata
del programma'."

Tratto dal testo scritto da Elisabetta Castiglioni

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